Qui, seduto in questa stanza d’ospdale buia la persona accanto a me sta dormendo. Un caldo insopportabile rende pesante l’aria. Immagino quante persone siano state sedute prima di me su questa sedia e quante persone abbiano passato giornate nel letto accanto a me.
Gli occhi iniziano a farsi pesanti, il respiro rallenta. Mi addormento.
Riapro gli occhi e mi trovo in quello che sembra essere un idrovolante. Sedili, finestrini, cinture sono tutte adornate con un simpatico dodo.
“Qui è il capitano Wilbur che parla, a breve sarà previsto l’atterraggio. La Dodo Airlines vi ringrazia per aver volato con noi.”
Il suono dell’elica viene bruscamente interrotto da quello dell’idrovolante che atterra in acqua. Tutto passa in un attimo. Scendo e mi ritrovo in una scricchiolante passerella in legno.
Una palla di pelo di sfumature marroni è li ad attendermi con sorriso preconfezionato. Con lo sguardo di chi pregusta un bel piatto di lasagna Tom Nook esclama:
”Benvenuto, questa è la tua nuova casa!”
Indicando una tenda gialla piantata in mezzo ad alberi molto simili tra di loro.
Casa.
Mi guardo attorno. C’è un’altra persona che pianta fiori. Un’altra che pesca in silenzio.
Il cielo è azzurro, ma non reale. L’erba emette un suono che non dovrebbe esistere.
Ma mi sento tranquillo, pronto a tuffarmi in questa esperienza.
Accanto a me, un suono spezza il ritmo: più gracchiante degli altri. Mi volto ma il respiro è tornato regolare. Il tempo sembra non scorrere mai, prendo un bel respiro e alla fine il sonno ha la meglio.
Circondato da fiori tutti uguali di cui non riesco a sentire il profumo, prendo il mio fido innaffiatoio e con un colpo da maestro bagno tutte le piantine. Delle scintille luminose iniziano ad apparire assieme alle goccioline che rimangono incastrate tra i petali. Da lontano Fiorella, una cagnolina color panna dai modi gentili e pacati, ha osservato tutta la scena: ”Mi sembra ieri che hai comprato i semi da Fiorilio e li hai piantati, stanno diventando davvero belli.”
Di colpo sto affondando la pala nella terra cercando di dissotterrare l’ultimo fossile che manca alla mia collezione. Giorno dopo giorno, con solo poche possibilità che appaiano ho continuato a scavare e a trovare fossili doppioni che con cura maniacale regalavo ai miei amici o vendevo per qualche stellina.
Questa serie di attività che ho ripetuto all’infinito mi da un senso di tranquillità: il luogo in cui sono, da isola vuota, si sta riempiendo di persone variopinte, le loro appariscenti case e strani monumenti che richiamano luoghi lontani.
Il telefono in tasca vibra, mi sveglia spaventato. Leggo: “Tutto ok?” ”No mamma, devo un sacco di soldi a Tom Nook” guardo la persona accanto a me dormire serena e cullato da questa quiete mi riaddomento. Mi ritrovo nella mia casa, piena di mobili, ognuno con un ricordo. Ci sono quelli che mi hanno regalato gli amici, quelli conquistati vincendo le gare sull’isola, e quelli costruiti con fatica, raccogliendo materiali giorno dopo giorno. Mi guardo intorno: da posto senza volto è diventato lo specchio dei miei ricordi, l’anima delle mie passioni.