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I belong to a museum
E mai avrei pensato che giocando ad Indiana Jones e l'antico cerchio avrei ritrovato il significato d'amore

Premessa

Ho passato la giornata di oggi a provare a mettere su un server per poter attivare le funzionalità online di Pokémon Nero 2 direttamente da casa mia.
Ho provato, seguito guide, letto manoscritti antichi e provato a scrivere le rune più complesse che io abbia mai scritto.

Quando il mio assistente personale mi ha detto: "Bravissimo, sei a un passo dalla meta", ho sentito qualcosa.
Quella sensazione lì. Quella che ti fa dire: "ce l’ho quasi fatta."
Ho premuto connetti.
Ho aspettato.

Errore

Ma non mi sono dato per vinto: ho ripreso a modificare rune, decifrare pergamene di tempi ancora più antichi ma il tempio restava chiuso. Sconfitto, ho preso la via di casa.

Mi torna in mente un antico proverbio giapponese: "Se prendi il treno sbagliato, più ci resti sopra, più costa tornare indietro."
Forse anche questo parallelismo con indiana Jones e il cerchio perduto potrebbe essere un treno sbagliato, ma se non altro potrebbe essere un viaggio interessante.

Primo Tempo

Sono in aereo, destinazione: Città del Vaticano.

"Il papa ha avuto un malore" mi ha detto il mio amico Padre Antonelli.
"Ora padre Vincenzo sta riempiendo il Vaticano di fascisti" ha aggiunto, preoccupato, come se sapesse già che mi avrebbero infilato i bastoni tra le ruote.

Mi trovo qui, in quella che sembra essere un'antica necropoli.
Ma qualcosa non torna: non è di stampo cristiano.
È allora che lo noto: un Cristo dipinto sul muro, con dei paletti accanto a mani, piedi e costato.

Un enigma, ovviamente.


"Chissà se sto inseguendo qualcosa di vero?"

Me lo chiedo cercando di capire come risolvere quell'enigma e buttando un occhio al telefono nelle pause.
Per cosa, poi? Un indizio? Una conferma?


Sono arrivato fino in fondo alla necropoli.
I fascisti ce l’hanno messa tutta per rendermi le cose difficili, ma finalmente potrò aprire la tomba dei giganti.

Quella giornalista da quattro soldi ha osato darmi del "profanatore di tombe".

Perché quell’affermazione mi ha comunque fatto dubitare di me stesso per un secondo?
Cosa sto cercando davvero?

Naturalmente voglio ritrovare la reliquia rubata alla collezione della mia università.
Poi certo, forse ho solo deviato.
Qualche scorciatoia, qualche strada secondaria.
Ma sempre verso la reliquia, giusto?


Da cosa sta fuggendo Indiana Jones?
Perché il suo assistente ha cercato di convincerlo a non partire?

"Io devo. È per il bene del museo dell’università" ha risposto.
"Certo. Il lavoro prima di tutto" ha ribattuto l’assistente, guardando rassegnato verso il basso.


Giza.
La sabbia dappertutto.
La luce del sole picchia, come i nazisti con chi prova a smettere di picconare e scavare.

Stanno cercando di aprire e sbloccare tutte le porte che gli antichi egizi avevano minuziosamente sigillato.

Per cosa?
Per compiacere il loro ridicolo leader.
Qualcuno vocifera che siano alla ricerca dell’arma finale, quella che sancirà la supremazia tedesca.

Cazzate.
Queste terre trasudano conoscenza, storia e sabbia ricca di segreti.
Ogni lastra di geroglifici, ogni idolo sacro, appartiene al museo del Cairo. È loro, di diritto.

Quelle che sono riuscito a trovare, grazie all’aiuto di Nawal, le abbiamo fatte partire di nascosto.


"E tu, Jones? Hai trovato cosa mettere nel tuo museo?"
Lo ha detto Nawal, ma il suo sguardo si è posato su Gina.
Come se, in qualche modo, stesse indicando lei.

Per un attimo non ho capito.
Poi mi è venuto il dubbio:
La sta facendo a Indy? O la sta facendo a me?

Poco dopo, mi vibra il cellulare.
Una notifica.


Sono riuscito a infiltrarmi nel campo nazista principale.
Non è stato affatto facile, ma devo arrivare in fondo a questa storia.

La quantità di reperti che Voss ha rubato "per un bene superiore" mi disgusta.
Frammenti di civiltà antiche impacchettati per compiacere il volere di un folle.

D’un tratto ho chiaro cosa mi ha scosso:
non sono un banale profanatore di tombe.

Io non rubo per esporre.

Ogni avventura, ogni reliquia, ogni pergamena ha una storia.
Prima di prenderla, la studio.
La rispetto.
La faccio mia.

Sono mosso dalla passione per la storia.
Non dal mero possesso.


La realizzazione di Indy mi ha fatto capire che anche io sono un museo.
E mentre ne ripercorrevo le stanze, con le luci soffuse e la polvere che si deposita sui momenti passati…
…mi è venuto un dubbio che ha fatto scricchiolare le fondamenta.

E se fossi io il reperto?

Fine primo tempo.

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